Minima medievalia, a cura di F. Coden, in «Atti della Accademia Roveretana degli Agiati. Classe di Scienze umane, Lettere ed Arti», a. CCLXVI, s. IX, IV-A, 2016, I, pp. 49-131.
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Alcuni specifici episodi di scultura altomedievale di ambito periferico – riconsiderati in relazione all’apparato iconografico, alla storia del rinvenimento, alle caratteristiche epigrafiche e alle tecniche d’esecuzione – consentono di recuperare in modo puntuale alcune di quelle specifiche dinamiche culturali che si innestarono nel cruciale momento di passaggio dal regno longobardo a quello carolingio. In tale prospettiva, nel pluteo di Colognola ai Colli nel veronese e nel sarcofago di Cella di Ovaro in Carnia è possibile rintracciare questi particolari stimoli estetici solo a tratti convergenti, come ad esempio il differente modo di intendere il richiamo all’antico. Un altrettanto rigoroso intento d’individuazione e di comprensione delle pratiche di cantiere, ma all’interno di contesti architettonici di piena epoca romanica, è proposto nella disamina degli elevati di due importanti edifici religiosi in prossimità del lago di Garda, Santa Giustina a Palazzolo e San Giorgio in Valpolicella: proprio le tracce lasciate dagli antichi impalcati sui setti murari hanno permesso la lettura di alcune fasi edilizie sco- nosciute, nonché la valutazione di una metodica di lavoro solo marginalmente individuata in precedenza. Alla figura del Maestro di Sommacampagna sono dedicati due contributi che consentono di incrementare, con alcune inedite testimonianze collocabili nella seconda metà del XIV secolo, il già particolarmente ricco catalogo di questa, in verità, articolata bottega itinerante. Gli affreschi di Pinzolo, di Pavillo, di Cassana e di Gorno mostrano, con i loro tratti a volte un po’ irrigiditi, i caratteri propri di un linguaggio gotico che ebbe notevole fortuna in sede periferica, in un’area geografica assai estesa. La dinamica opposta, ovvero la circolazione di opere d’arte di piccolo formato, nello specifico, fra le terre a nord e a sud delle Alpi, è attestata invece dal turibolo bronzeo trecentesco della pieve di Santa Maria di Gorto, considerato erroneamente da sempre opera adriatica.
Elenco contributi:
Alfredo Buonopane, Fabio Coden, Gilberto Dell’Oste, Il sarcofago altomedievale dell’HUMILIS SERVUS di Cella di Ovaro (Udine): la scoperta archeologica, la morfologia del manufatto, l’epigrafe (1)
Fabio Coden, Alcune note a margine del pluteo tardo longobardo di Colognola ai Colli (Vr)
Sabrina Franzoni, Santa Giustina di Palazzolo di Sona: evidenze tecnico-costruttive relative al cantiere medievale
Gabriele Moro, Il campanile di San Giorgio di Valpolicella: indagine dell’alzato e considerazioni sulle metodologie costruttive
Fausta Piccoli, Il Maestro di Sommacampagna in alta Val Rendena
Nicola Zanotti, Sotto gli intonaci: nuovi dipinti del Maestro di Sommacampagna tra il Trentino Occidentale e le valli bergamasche
Fabio Coden, Il turibolo medievale del Museo della pieve di Ovaro